martedì 10 giugno 2014

Stefano Romano - Icon of Mary - La Storia di Maryam

Maryam è una giovane mamma ROM che viene da Calarasi, in Romania. Vive in un palazzo diroccato occupato a Roma con molte altre famiglie rom e di altre nazionalità, in condizioni difficili. Ha solo 22 anni e due figli e un marito molto tenero. Tra poco tornerà in Romania con i figli perché è troppo difficile vivere qui e non vogliono compiere atti criminali. Sono di forte fede cristiano ortodossa. Io credo che sotto il Natale queste storie servano a farci riflettere su tanti nostri falsi problemi, ora che la crisi ha colpito al cuore anche noi. E spero serva anche a far cadere qualche pregiudizio. Quando sono andato la prima volta nella loro camera la mamma stava dando da mangiare un'unica pizza surgelata i due bambini ma ha insistito talmente tanto che ho dovuto accettare un pezzo anche io, che ho diviso a metà per darlo ancora ai bambini. Il pregiudizio nasce sempre da ciò che non si vede. La fotografia può servire anche a questo. Il tempo crudele le ha poi strappato il giovane marito quando era incinta del terzo figlio. Adesso lei vive sola con i tre figli, con la dignità di sempre. Dalla Romania è tornata per continuare a far studiare i figli, perché non vuole crescano analfabeti come lei. L'amore si declina in molti modi.

mercoledì 4 giugno 2014

Verdiana Aida - Il Silenzio dell''Iceberg


Le parole che non trovo.
Lo scopo di questo progetto parte da una necessità personale di ricercare attraverso la fotografia quelle parole intime e tremolanti che servono a spiegare il dolore di un abbandono.
Quello che è successo è cosa ordinaria nel nostro oggi ma cosa straordinaria è il saper affrontare la separazione dei genitori con ascolto, cura e coraggio. La mia famiglia non so se era come quella di chiunque altro ma c'era e questo mi bastava. Le cose che non andavano si conoscevano bene ma facevano parte del tutto, di quell'equilibrio/squilibrio scomodo e rassicurante. Ora siamo come l'iceberg, questa grande massa di ghiaccio galleggiante alla deriva nel mare. Le nostre lacrime e il nostro dolore contorto rimangono sotto la superficie marina come la maggior parte del ghiaccio dell'iceberg ed è difficile immaginarne le dimensioni.


Cesare Pavese. Anche tu sei l'amore.

Anche tu sei l'amore.
Sei di sangue e di terra
come gli altri. Cammini
come chi non si stacca
dalla porta di casa.
Guardi come chi attende
e non vede. Sei terra
che dolora e che tace.
Hai sussulti e stanchezze,
hai parole - cammini
in attesa. L'amore
è il tuo sangue - non altro.


Mariangela Gualtieri. Caino.

Peso addosso. Che ho.
Massa preme su cuore e resta.
Mi sdraio e viene a dormire con me
il nero animale, non molla la presa di me.
Non è dolore, come quando mi taglio
o mi schiaccio. E' un buio tutto addosso.
Il contrario della gioia. E' più di un male.
Si mette nel respiro, afferra
stomaco polmone, stringe la gola
è dentro la voce, e ovunque io guardo
s'alza un velo scuro fra me e le cose.
Non è dolore. E' di più.
Non c'è un punto che duole
non mi fa male da nessuna parte
è tutto infettato da un'ombra
di dentro e di fuori, tutto intaccato
e resta, non cede, non allenta la presa.

domenica 25 maggio 2014

Fabio Moscatelli - L'Ultima Fermata

Tempo fa decisi che era giunto il momento di intraprendere questo viaggio;
sapevo che non avrei avuto bisogno di mezzi di trasporto, anche se la distanza da percorrere e la meta non erano definite.
Nessuno biglietto, nella borsa i ricordi e le emozioni di anni lontani. Ogni fermata ha rappresentato un flashback: fermate obbligate per riassaporare il gusto agrodolce, le sensazioni malinconiche e non, i momenti.
Fermarsi faceva male,aumentava il rimpianto di ciò che non è e non potrà essere, perché non c’è modo di opporsi al destino.
Mi sono emozionato nel rivedermi bambino, ho sbirciato da un finestrino reso
opaco dalle gocce di pioggia, ho ripercorso gli anni fino all'ultima fermata, quella del 96, quando il bambino ha lasciato posto all'uomo, nel momento
stesso in cui un altro uomo se ne andava, per compiere quel viaggio
da cui non si può tornare, il cui biglietto di sola andata viene emesso insieme al
primo vagito.
Ma forse è tutto un sogno,ecco cos’è questo torpore, stiamo forse dormendo e
sognando, chissà, magari per sempre…
L’ultima fermata mi aspetta, dovrò scendere anche io un giorno,ma sarà solo
per partire nuovamente e provare ad essere quello che mi hai lasciato.
Il viaggio non avrà fine, perché quando smetterò di sognarti, sarai tu che sognerai me, e continueremo ad essere insieme, come sempre, come da sempre…

Fabio Moscatelli - Arriving somewhere, not here...

Andrei ha 10 anni e fino a poco tempo fa conduceva la vita normale e spensierata che ogni bimbo della sua età dovrebbe avere.
Poi la crisi economica, il padre che perde il lavoro, la mamma costretta a lasciarlo per un impiego in Italia.
In pochi mesi la mancanza della madre si trasforma in un pesante fardello emotivo, che unito ai problemi di un padre vittima dell’alcool, diventa insostenibile. La presenza dei suoi parenti ed il forte legame con la sua terra di origine, non basta a colmare il vuoto che sente.
Andrei riesce a raggiungere la mamma in Italia, dopo una lunga e penosa battaglia legale tra i suoi genitori, ma quello che sembrava un lieto fine, è invece l'inizio di una nuova esistenza in cui tutto è diverso, le aspettative si tramutano in delusioni.
La nostalgia delle sue vecchie abitudini e la difficoltà di integrarsi nella nuova società, genera in lui un forte disagio; a peggiorare la situazione, il mancato sbocciare di un rapporto con il nuovo compagno della mamma.
Andrei si chiude in se stesso, i solandosi in una prigionia mentale e fisica; difficilmente lascia quella casa che non sente neanche sua, ma che al momento sembra davvero l'unico rifugio.
Il suo corpo è in Italia, il suo spirito è ancora lì, nella sua Romania, perché Andrei è arrivato da qualche parte, ma non qui...

Fabio Moscatelli - The Right Place

La casa è il vostro corpo più grande. Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte; e non è senza sogni  (Khalil Gibran)

Una casa è una macchina per abitare  (Le Corbusier)

Il concetto di casa è magnificamente espresso in questi due aforismi, apparentemente così lontani, eppure così vicini.
Un bene prezioso, un valore assoluto per ogni individuo; ma come sta cambiando il concetto stesso di casa in un questo periodo di profonda crisi economica?
Nell'immaginario collettivo siamo soliti associare l'idea ad appartamenti, ville, palazzi, castelli, tutto ciò che da sempre rappresenta un rifugio, grande o piccolo, ricco o modesto che sia.
Oggi tutto ciò sta lentamente subendo delle variazioni quasi antropologiche; facendo riferimento alla frase di Le Corbusier, oggi casa è una macchina per abitare, e la nostra ricerca fotografica ci sta portando ad indagare su quanti, vittime della crisi, sono costretti a reinventarsi il concetto di casa e soprattutto a viverlo, come forse mai avrebbero immaginato.
Roulotte, camper e persino automobili, sono le nuove dimore degli italiani che non riescono più a permettersi un tetto, nel senso comune del termine.
Ma indipendentemente dalla sua forma, la casa è sempre il luogo dove torniamo, dove troviamo rifugio dall'esterno, è e sarà sempre il posto giusto...